Conservative Blog

mercoledì 5 novembre 2008

Vince Obama, e sarà un guerrafondaio

Scrivo alle 19 di martedì, ma so già che solo un miracolo -o sondaggi incredibilmente sballati- cambierà l'esito scontato di queste elezioni.
Vince Obama, dunque ed è un cambiamento storico per gli Stati Uniti. Inutile spiegare perché. Vince un nero nel paese che ridusse in schiavitù milioni di africani e su questa schiavitù innestò la sua potenza. Vince un outsider che ha sconfitto l'apparato del partito Democratico, dando una scossa definitiva ad una intera classe politica troppo arruginita. Vince un uomo dalla fede profonda e consolida un egemonia culturale di una grande nazione che non è cresciuta ''contro'' le chiese -come accadde a tutte le nazioni europee- ma ''assieme'' alle Chiese, sin dall'epoca dei padri Pellegrini.
Enorme sarà dunque l'impatto della presidenza Obama sulla società americana. Ma non sarà così nel mondo. La presidenza Obama sarà molto più omogenea a quella di Bush di quanto non si pensi -o si speri- nel vecchio continente. Sarà una politica di potenza, che non diprezzerà le scelte unilaterali (Clinton bombardò per una settimana Baghdad e Khartum dall'oggi al domani nel 1998)e che sarà cpstretta ad usare il braccio di ferro contro l'Iran e contro il terrorismo islamico, in modo non dissimile da quanto fatto da Bush. Lo stesso Obama ha detto di essere pronto ad una azione militare unilaterale degli Usa nel caso -per nulla remoto- che la bomba atomica del Pakistan rischi di cadere sotto controllo di quella parte -assolutamente non marginale- dei vertici militari di Islamabad che tresca con i Talebani. Qui è il punto. Obama arriverà a momenti di guerra male, si impegolerà in trattative senza condizioni con gli ayatollah (e con Hamas e Hezbollah e Siria), che finiranno male, perché la divergenza con loro è strategica, non ricomponibile. Ma quando le trattative falliranno, e falliranno, Obama reagirà male, perché non ha elaborato una strategia del confronto, ma solo una strategia del dialogo. Sarà, insomma, una replica, una pessima replica, di quell'Jimmy Carter che ha con Obama molti e pesimi punti di contatto. Quel Carter che fece della difesa dei diritti umani la sua bandiera e che riuscì nel suo mandato a fare di tutto per consegnare l'Iran a Khomeini e a permettere a Breznev di invadere -assolutamente indisturbato- l'Afghanistan.
Obama è in pieno nella tradizione amerciana che vede tutte le guerre, a partire da quella con la Spagna per Cuba, iniziate da presidenti democratici (ricordate la Corea? e il Vietnam?) e chiuse da presidenti repubblicani. Unica eccezione i due Bush, che però hannoa aperto e chiuso la guerra con Saddam nel 1990 (guerra multilaterale come poche, a fianco della Lega Araba!) e quella con l'Iraq. Unica guerra aperta e non ancora chiusa quella contro Osama bin Laden e i Talebani in Afghanistan che ha una speranza di soluzione solo in quella esportazione del surge di Petraeus, che ha vinto in Iraq e contro cui però, il senatore Obama ha votato contro al Senato.
Insomma, la presidenza oBama sarà un brutto incubo per i seguaci di Walter Veltroni, che nell'arco di un anno si accorgeranno di avere tifato per un presidente americano bellicista come tutti i presidenti amerciani. Anzi, più bellicista di Jhon Mc Cain.

CARLO PANELLA

Thank you John!



A Real American Hero!!!

martedì 4 novembre 2008